EL 25 DE APRÌL FESTA DE SAN MARCO PARÒN
San Marco è particolarmente caro alla Venetia, in
quanto, mentre era in vita, ha iniziato l'opera di evangelizzazione delle genti
venete. Egli è, assieme alla Vergine Maria, il
protettore della fede e della sovranità veneta. A rappresentare l’Evangelista
c’è un leone, secondo S. Girolamo (348-420 d. C.) perché il Vangelo inizia con
la narrazione della "voce di colui che grida nel deserto"
e cioè di Giovanni il Battista. Secondo altri sarebbe valida anche la
spiegazione del paragone tra il ruggito del leone, che domina il verso degli
altri animali, e la voce forte di Marco che proclama a tutti gli uomini che
Gesù è figlio di Dio. Da allora il leone
alato (simbologia presa dall’Apocalisse di Giovanni), con la spada, per
separare il bene dal male ed arma di difesa, e munito di libro (a rappresentare
la legge umana riferita a quella divina) è diventato l’emblema della Veneta
Repubblica. Sul libro aperto è scritta la celebre frase: Pax Tibi Marce Evangelista Meus (Pace
a Te Marco, Mio Evangelista), ossia la pace che Gesù è venuto a portare,
tramite Marco, agli uomini è assurta a sostanza della civiltà della Serenissima.
Delle quattro feste in suo onore oggi è rimasta solo quella del 25 aprile,
data del martirio del Santo. Ai tempi della Repubblica San Marco si festeggiava
anche l'otto ottobre, giorno della dedicazione della basilica nel 1094, il 31
gennaio giorno del trasporto del corpo (dies
translationis corporis) da Alessandria d'Egitto a Venezia nel 828 m.v. ed il 25 giugno, dal
1094 in
cui avvenne il ritrovamento delle reliquie del Santo nella Basilica di S.Marco.
Vari studiosi individuerebbero alcune
testimonianze autobiografiche nel Vangelo di Marco. Il sunto del messaggio
dell’Evangelista, proclamato dal centurione sotto la croce: “Veramente
quest’uomo era figlio di Dio”, non sarebbe stato inserito a caso, ma
farebbe riferimento alla testimonianza di quello stesso soldato una volta
rientrato nella propria centuria ad Aquileia. Proprio in conseguenza di ciò si
sarebbe formato ad Aquileia un piccolo nucleo cristiano per il quale San Pietro
avrebbe inviato Marco a predicare alle genti venete. Nella vicenda del giovane
avvolto in un lenzuolo che seguiva Gesù, mentre era arrestato, Marco è
individuato nel “giovanetto… rivestito
soltanto di un lenzuolo e lo fermarono, ma egli, lasciato il lenzuolo fuggì via
nudo”. In un altro episodio Marco è identificato nel giovane ricco, il
quale va incontro a Gesù pieno di buoni propositi e ligio ai comandamenti, “allora
Gesù, fissatolo, lo amò, e gli disse: Una cosa sola ti manca: va’ vendi quello che hai e dallo ai poveri e
avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”.
La festa di San Marco Paron
La
solennità del 25 aprile inizia tre giorni prima con lo
scampanio, ad orari prefissati, del campanile di S.Marco. Alla vigilia
si appendono grandi corone d’alloro e di fiori alle porte e sono
issate le bandiere sui pennoni della basilica. Durante la Repubblica,
la festa iniziava due giorni prima della vigilia con
l’esposizione dei tesori e delle reliquie sull’altare
maggiore, mentre le statue degli apostoli nell’iconostasi erano
rivestite con paramenti sacerdotali in tessuti preziosi. Nel pomeriggio
della vigilia il Doge e la Signoria si recavano in chiesa al vespero,
allietato da canti polifonici, mentre la mattina seguente egli scendeva
nella basilica addobbata con i vessilli del Santo dove era eseguita la
celebrazione, accompagnata dal coro polifonico marciano. A fine messa
tutti i Guardiani delle Scuole Grandi sfilavano davanti al Doge per
consegnarli due candele dorate, una delle quali era per la Dogaressa.
Il Doge, quindi, rientrava a Palazzo ducale, mentre in Piazza sfilava
la solenne processione. In questo giorno era d’uso che il Doge
pranzasse con le primizie primaverili, tra le quali i famosi rixi e
bixi, denominati anche magnar da doxe.
Di questi riti, scomparsa la processione dopo le ultime riforme
liturgiche, sono rimasti in parte, lo splendore dei paramenti e degli
addobbi e la messa pontificale del patriarca concelebrata assieme al
clero. Oltre che nella basilica il Santo era festeggiato anche nelle
seguenti chiese veneziane: ai SS.Giovanni e Paolo, in quanto limitrofa
alla Scuola grande di S. Marco, a S.Stefano nell’altare della
Scuola dei Calafati a lui dedicata, ai Frari nella cappella di San
Marco, nell’Oratorio degli Incurabili e a San Francesco della
Vigna nella cappella, edificata nel luogo dove si suppone che Marco
abbia trovato rifugio durante il viaggio da Aquileia a Roma.
Viva San Marco
Vari episodi storici rievocano l’attaccamento a San Marco
identificato con la fede cristiana ed il bene comune da tutte le genti
dello Stato della Serenissima. Conosciutissimo è il celebre
discorso di commiato di Perasto alla bandiera, poi deposta sotto
l’altare della Chiesa di S. Marco a Perasto (link). Di
quest’evento è rimasto il motto:
Ti (S.Marco) co nu
Nu co Ti
Ad Albona (in Istria) negli anni seguenti la vittoria di Lepanto dopo
la processione nella festa di San Marco, i giovani gridavano questa
filastrocca:
Ki par mar ki par tera
Tuti łi Turki soto tera.
Pim, pum ! Viva San Marco
Non è un caso, infatti, che dato il fortissimo attaccamento del
popolo a questo grandissimo simbolo è tentato dopo la
Serenissima di eliminarlo. Iniziò Napoleone nel 1797 a proibire
per legge che:
Chiunque griderà Viva San Marco… chiunque
affiggerà o diffonderà stemmi di San Marco …
sarà punito di morte.
Con l’Austria questa proibizione rimase in vigore, sia pure senza
pena di morte. In tutto il territorio Istro Dalmato durante l’ex
Jugoslavia nei primi decenni del’900 furono messi in atto vari
episodi di sistematica distruzione dei numerosissimi leoni in pietra.
San Marco del bocoło
In occasione della festa del Patrono, il 25 aprile, è d'uso
donare un bocoło (bocciolo di rosa). Sulle origini di
quest’usanza popolare, oltre ad essere probabilmente retaggio di
remotissimi riti legati alla primavera (il bocciolo di rosa rossa
è quasi sicuramente uno tra i simboli più antichi dei
veneti, basta vedere la sua diffusione quale fregio nei palazzi, nei
manufatti e nella forma del pane più diffuso), vi sono alcuni
racconti legati alle rose. I mercanti veneti avevano raccolto voci
popolari ad Alessandria, secondo le quali dal sangue sparso dal Santo
durante il martirio erano fiorite delle rose rosse.
Durante il recupero del corpo da Alessandria, mentre questo era
trasportato da Bon e Rustego verso l'imbarcazione, l'aria della
città fu invasa da un intensissimo profumo di rose rilasciato
dalle spoglie del Santo.
Un altro fatto, legato a questo fiore, si riferisce al ritrovamento del
corpo di San Marco, scomparso durante la ricostruzione della basilica.
All’atto del ritrovamento della reliquia si diffuse un delizioso
profumo di rose.
Questo legame tra San Marco e le rose è sfociato proprio nel
giorno della più importante festa dei veneti nella tradizione di
donare un bocciolo rosso alla propria moglie, alla propria morosa, alla
propria mamma, in ricordo del dono di sé che il Santo ha fatto
ai veneti ed al mondo.
S. Marco è il Santo Patrono, oltrechè di Venezia, anche
delle città dell’antico territorio della Veneta
Serenissima Repubblica e di quelle limitrofe ad esso: Buscoldo (MN),
Caerano San Marco (TV), Cellino San Marco (BR), Crespano del Grappa
(TV), Fagarè della Battaglia (TV), Pordenone, Transacqua (TN).
Egli è altresì patrono dell’Egitto e di molte altre
città della penisola italiana e del mondo. La sua ricorrenza
è inoltre festeggiata ancora oggi in tantissime chiese del
Veneto a lui dedicate e nelle Tere da Mar che ancora mostrano il leone
marchesco portato dai “pantaleoni” veneti. Questo simbolo
ed il nome di San Marco, secondo una recente indagine, risulta essere
il più diffuso al mondo.
Fabio Bortoli
Testi consultati:
ANTONIO NIERO, San Marco e la sua Basilica, Società S. Paolo, 1999, Roma
ANTONIO NIERO, Tradizioni popolari veneziane e venete, 1990, Ediz. Studium Cattolico Veneziano, Venezia
ALBAN BUTLER, I Santi secondo il calendario, vol. XVI, 2006, Edizioni Piemme, Casale Monferrato
PIETRO VANETTI S.J., Marco Vangelo di Gesù il Messia, 1999, Edizioni Piemme, Casale Monferrato
GIULIO ZENNARO, San Marco e Venezia, DiSegno Associazione Culturale, Padova, aprile 2003
MICHELA KNEZERICH, Il Leone e il Palazzo, 1996, Canal & Stamperia Editrice, Venezia
ANTONIO BORRELLI, San Marco, www.santiebeati.it
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