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Santi e tradizioni venete

 LA SANTA PASQUA E L’UOVO


Par Pascoa de resuresion se magna el vovo par devosion

Par el voveto benedeto ogni liogo neto

No ge xe Pascoa al mondo Ke ła łuna no sia in tondo


Significato universale dell’uovo
L'uovo (la più grande cellula vivente) è una rappresentazione sacra ancestrale, presente nelle cosmogonie di quasi tutti i popoli della terra. La nascita del mondo da un uovo cosmico è un’idea universalmente diffusa, che veniva celebrata presso molte civiltà alla festa di equinozio primaverile, quando la Natura risorge e le ore di luce iniziano a prevalere su quelle notturne. L’uovo è una specie di seme primordiale dal quale sarebbe nato il mondo, simbolo della totalità racchiusa in un guscio.     
In numerose mitologie l’uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos, che rappresenta la forza vitale e generatrice di tutto quello che esiste. L’uovo, dalla forma priva di spigoli e quindi senza principio né fine, è sempre stato considerato simbolo dell’origine della vita ed emblema della perfezione divina. Esso compare già nelle tombe del Neolitico in Europa nella forma ovale dei vasi, a rappresentare il grembo della Dea dove la vita riemergerà, nei motivi decorativi e negli affreschi.
Gli Egizi sotterravano uova di struzzo lungo le sponde del Nilo convinti che ciò avrebbe reso la terra più fertile visto che, grazie alla sabbia calda (proprio come in un’ incubatrice) spesso le uova si schiudevano generando i piccoli struzzi. In tutte le religioni ed in ogni tempo è sempre stato il simbolo della fecondità, della rigenerazione modellata sulla incessante creazione del mondo.


L’uovo per i Veneti antichi
Il simbolo dell’uovo lo troviamo anche presso i nostri antenati (veneti antichi) in tutta l’area della loro influenza, cioè nella fascia centrale europea dall’Adriatico al Baltico. Un esempio di ciò è stata la scoperta, fatta nel 1998 a Levada di Villa Bartolomea (valli veronesi), di un importante insediamento veneto attivo tra l’VIII e l’inizio del VI secolo a.C., con tombe riferibili alla necropoli dello stesso abitato. In una di queste sepolture ad incinerazione, riguardante una bambina di pochi anni, è stato trovato un corredo funebre con un uovo di cigno. L’uovo era messo come offerta a Reitia, per stimolare la rigenerazione.
Il cigno, assieme all’anatra, era ritenuto sacro dai veneti antichi. Nell’ambito di credenze trascendenti questi animali, che erano in grado di attraversare i tre elementi (terra, acqua e cielo), rappresentavano un tramite tra l’uomo e l’aldilà, erano loro, tra l’altro, a deporre l’uovo “cosmico”.


L’uovo simbolo del Cristianesimo
Le uova, già da secoli associate alla primavera, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione di Cristo che uscì dalla sua tomba come un pulcino esce dell'uovo. In maniera analoga, l’uovo rappresenta l’uomo che, grazie a Gesù, muore al peccato e rinasce a vita nuova di battezzato. Una volta era usanza, il giovedì santo, deporre nelle cattedrali uova di struzzo, per toglierle poi il giorno di Pasqua, allorché la Vita era rinata. L’uso di scambiarsi uova in dono nel periodo pasquale risale, invece, al Medioevo. La Pasqua era detta anche Pasqua dell’Uovo, poiché era tradizione festeggiare l’evento con uova sode colorate e benedette. In quell’epoca i digiuni della Quaresima erano severissimi, tanto che era proibito persino cibarsi delle uova! Le uova prodotte dalle galline in quelle sei settimane dovevano per forza essere smaltite rapidamente; perciò venivano benedette in chiesa durante la messa della domenica di Pasqua e poi donate, rassodate, ad amici e parenti come augurio di fecondità in ogni campo. Poiché queste uova si avariavano velocemente, subentrò l’uso di fabbricarne in materiali non deperibili. Molto antica è anche la tradizione di regalare uova di materiali più o meno preziosi a seconda dell’estrazione del donatore (uova vere, d’oro o d’argento). Di poco successiva l’usanza di inserirvi una sorpresa all’interno. Sul moderno dilemma se sia nato prima l’uovo o la gallina Papa Benedetto XVI nella Pontificia Accademia per la Vita, , ricevendo in udienza il 27 febbraio 2006 i partecipanti al convegno, ha stabilito come per Dio l’uovo è uguale alla gallina perché «l’amore di Dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre e il bambino, o il giovane, o l’uomo maturo, o l’anziano».

Tradizioni Pasquali nella Veneta Serenissima Repubblica
Nel Veneto il Cristianesimo è arrivato prestissimo, già in epoca apostolica da Alessandria d’Egitto, che allora era la più colta e raffinata città del Mediterraneo.  La nostra regione fece proprie alcune delle tradizioni cristiane orientali, come il pane dolce benedetto di Natale e di Pasqua, le uova (già presenti nei corredi funebri dei veneti antichi) come simbolo del Cristo risorto.
La principale usanza del giorno di Pasqua era la processione della resurrezione che avveniva in tutto il territorio della Serenissima, seppure con alcune varianti. A Venezia, per esempio agli Scalzi, la processione era solo femminile e veniva fatta alla mattina presto in ricordo delle sante donne che si erano recate al sepolcro di Gesù. Sempre nella capitale veneta, inoltre, il popolo andava a pregare alla chiesa del Santo Sepolcro (distrutta durante l’epoca napoleonica) o a Santa Chiara, dove veniva esposto il chiodo santo della croce di Cristo. Nella basilica di S. Marco, super addobbata con paramenti e fiori, i riti avevano un fasto incredibile con musiche e cori particolari e con l’esposizione del Tesoro di San Marco. Alla messa mattutina presenziava anche il Doge che indossava in chiesa, solo in questa occasione, il Corno ducale. Il Doge ritornava poi in basilica nel pomeriggio ad assistere alla predica pasquale, quindi il giorno successivo, di Pasquetta, andava in visita al monastero di S. Zaccaria, per chiedere il Perdono al Signore.
Nel trevigiano, invece, la processione al sepolcro di Gesù (da intendere come l’Altare della reposizione) veniva fatta durante la notte del sabato santo. Un rito simile, con anche una sacra rappresentazione della Maddalena e dell’Angelo, si faceva al Battistero della chiesa di Santa Maria
e San Donato di Murano.
Nella Venezia Giulia ed in Istria le donne portavano nelle chiese ceste piene d’uova sode, carni d’agnello, pinze, pani che venivano benedetti al termine della processione. Alla fine del rito gli uomini, che si erano alzati prima dell’alba a benedire i campi, facevano merenda con uova, fette di “fugasa” e vino bianco. I gusci, delle uova mangiate, venivano poi triturati e sparsi davanti alle case, alle stalle ed agli orti per tenere lontani le vipere ed i bruchi.
In tutto il territorio dello stato veneto il culmine della giornata era la Messa solenne allietata dalle corali con l’accompagnamento di organi ed altri strumenti musicali. Le chiese erano addobbate con i paramenti più belli e preziosi. Tutto il giorno era allietato dal suono a distesa delle campane ed ogni tanto anche da spari di gioia. Le porte e le finestre di stalle, pollai, porcilaie restavano aperte perché entrasse la benedizione del Signore risorto. A pranzo non mancavano le uova sode (i “vovi duri”), l’agnello arrosto e la “fugasa”.

La Pasquetta/ Lunedì dell’Angelo
Questa festa è riconducibile al Vangelo il quale narra la vicenda di Maria di Màgdala, di Maria madre di Giacomo e Giuseppe, e di Salomè. Le tre donne andarono con degli oli aromatici al sepolcro, per imbalsamare il corpo di Gesù. Qui, però, trovarono il grande masso di chiusura spostato ed il sepolcro vuoto. Alle tre “Marie”, smarrite e preoccupate, apparve un angelo che disse loro: "Non abbiate paura! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui! È risorto come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto" (Mt 28,5-6). E aggiunse: "Ora andate ad annunciare questa notizia agli Apostoli".

Fabio Bortoli

Fonti consultate
Marija Gimbutas, Il linguaggio della Dea, Longanesi ed
Paolo Pignattelli, conferenza su: L’uovo nella tradizione pasquale, simbologia, arte e religione
Massimo Fongaro, L’uovo cosmico: percorsi di un simbolo, 2005
http://www.tragol.it/Ceneda/righea.htm