Il 7 ottobre 1571 è una
data fondamentale nella storia della Cristianità,
il giorno della vittoria sull’invincibile Turco che fece
riacquistare alle genti d’Europa la consapevolezza della propria
forza morale, spirituale e religiosa. La Chiesa, in particolare in quel
periodo, era minacciata sia al suo interno, dall’espansione di
nuove idee eretiche
(Lutero, Calvino) che
stavano diffondendosi nei paesi del nord Europa, sia all’esterno
dall’avanzata da sud Europa dell’Impero Ottomano. Il
Sultano voleva conquistare la “Mela Rossa”, com’era
chiamata Roma, per installarvi la Moschea e poi impadronirsi
dell’intera Europa. Terrorizzanti erano le aggressioni
effettuate, anche in tempo di pace, dai Turchi ad isole e coste
mediterranee che erano saccheggiate, profanate, depredate e dove
venivano rapiti giovani per le galere e donne per gli harem. Nessuno
poteva ritenersi al sicuro da questi assalti, come ben sapeva la Veneta
Serenissima Repubblica, l’unica potenza in grado di contrastare
per mare il Turco. I patti erano per gli Ottomani una mera opzione; un
esempio eloquente di tale prassi avvenne proprio nel
1571 a Cipro.
La Serenissima dopo quasi un anno d’eccezionale resistenza,
concordava con i Turchi un’onorevole resa, che prevedeva
l’incolumità di tutti i soldati e della popolazione
superstiti, ma il Pascià resosi conto che pochi uomini erano
riusciti a tenere in scacco la sua potente armata fece uccidere o
deportare tutti e scorticare da vivo il comandante veneto
Marcantonio Bragadin, il quale non aveva voluto rinnegare la religione cristiana.
Presa coscienza della gravità della situazione e nonostante gli
interessi politici ed economici divergenti dei vari Stati, finalmente
in agosto del 1571 papa Pio V sostenuto dalla Veneta Serenissima
Repubblica, riunirono una Lega navale composta da una
flotta di 213 navi (111 della Serenissima, 81 della Spagna, 12 del
Papato,
3 di Genova, 3 dei Savoia, 3 dei Cavalieri di Malta). La memorabile
vittoria ottenuta fu la conseguenza di una serie di fatti quasi
miracolosi: l’elezione di un “vero” Papa, dopo secoli
bui; lo spirito d’unità cattolica dimostrato dai
componenti della Lega; la straordinaria efficienza, le innovazione
navali (tra le quali le 6 nuove galeazze costruite dalla Veneta
Repubblica, equiparabili alle moderne corazzate) e l’eroismo dei
partecipanti, necessari per contrastare l’inferiorità
numerica e psicologica sulla flotta Ottomana composta di 300 navi;
l’inversione della direzione del vento, favorevole ai Turchi
nella fase iniziale della battaglia. La Lega Santa partì dal
porto di Messina il 7 ottobre verso le 12 del mattino e in vista della
flotta turca (nel golfo di Patrasso, nell’area denominata
Lepanto) su ogni nave fu celebrata Messa, mentre i frati Francescani,
Domenicani e Gesuiti a prora delle galere tenevano i crocefissi alzati
e benedicevano i soldati. Si dice che anche il Papa a quell’ora
si mettesse a pregare. La feroce battaglia durò cinque ore e
costò la vita a circa 8.000 cristiani (più della
metà Veneti) e a 30.000 Turchi e consentì la liberazione
di 15.000 schiavi cristiani, mentre 240 galere ottomane vennero
affondate o catturate. Gli ambasciatori veneti furono i primi a
trasmettere la notizia a tutta Europa ed a Pio V, il quale
attribuì la vittoria a “Maria aiuto dei cristiani” e
stabilì che il 7 ottobre fosse commemorata S.Maria della
Vittoria, poi papa Gregorio XIII istituì definitivamente il
giorno
7 ottobre in onore della Madonna del Rosario.
A Venezia la vittoria fu celebrata intonando il Te Deum ed il Senato Veneto sentenziò che “
non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit”,
ricordando che in quella giornata le confraternite del Rosario facevano
tradizionalmente particolari devozioni alla Madonna.
In tutta Europa i popoli cristiani festeggiarono l’evento, basti
pensare che la regina Elisabetta I d’Inghilterra, benché
scomunicata, considerò
Lepanto un trionfo dell’intera cristianità,
una garanzia di sopravvivenza per i valori che reggevano l’Europa
e ordinò alla chiesa Anglicana di indire cerimonie di
ringraziamento a Dio. Gli europei negli anni successivi manifestarono
la loro esultanza per lo scampato pericolo in ogni ambito artistico
specialmente nella pittura (quadri rievocativi della battaglia e
dell’intercessione divina furono realizzati da Tiziano, Veronese,
Tintoretto, El Greco etc.) e nella letteratura (nel Don Chisciotte
Cervantes - soldato in una galera spagnola - rievocò
l’avvenimento, così come fece Shakespeare in alcune sue
opere). Ai giorni nostri l’anniversario è ancora ricordato
nelle Sagre e nelle celebrazioni religiose dedicate alla Madonna del
Rosario in varie parti del Veneto, dell’Italia e d’Europa.
Per ulteriori informazioni vedere il sito:
Santi e Beati
Venezia, li 7 ottobre 2004
Fabio
Bortoli