31 gennaio
Il 31 gennaio si celebrava sino al secolo scorso il recupero delle
spoglie dell’evangelista Marco portate da Alessandria
d'Egitto da due mercanti veneziani: Bon da Malamocco e Rustego da
Torcello. Il festeggiamento consisteva in
una Messa
solenne con la partecipazione del Doxe e di tutta la Signoria nella
basilica costruita in suo onore. La prima Chiesa dedicata a San Marco
fu realizzata nell'832 (a questa seguirono negli anni 976, 978, 1063,
1231 ricostruzioni, restauri ed aggiunte fino al definitivo
completamento del 1671). La chiesa fu edificata all’inizio
inglobando la precedente cappella dedicata al precedente patrono, il
santo bizantino Teodoro (Tòdaro). Tra i mosaici della facciata,
vediamo rappresentato sul portale di Sant'Alipio (l’unico
originale del 1200) l’ingresso del corpo di San Marco nella
basilica com’era allora. Le fonti di tradizione orale dicono che
nel 828 tutto il popolo, il clero il Doxe e la Signoria accorsero sulla
riva del mare ad aspettare l’arrivo della nave con il corpo del
Santo.
All’arrivo della nave tutte le imbarcazioni formarono un
grandioso e devoto corteo acqueo per accompagnare le reliquie fino alla
riva del Castello Dogale. L’intenzione era di deporre il corpo
nel Castello (palazzo), ma durante il trasporto il corpo divenne sempre più pesante, tanto che ad un certo punto nessuno fu più in grado di sollev
arlo.
Il Doxe interpretò l’evento come un segnale che il santo
voleva essere deposto in quel luogo. Il posto era accanto alla
sede del governo statale (Castello Dogale) a significare che San Marco
non rappresentava un mero bottino sacro del quale vantarsi e dietro al
quale trovare protezione, bensì una presenza viva della voce di
Dio accanto agli uomini. Il Doxe fece perciò voto in Senato di
edificare una chiesa nel posto dove la cassa si trovava.
Solo in quel momento gli uomini riuscirono a rialzare le spoglie del
Santo e portarle nel Castello Dogale. Da quell’istante il Serenissimo
Governo non sarebbe stato più solo nelle decisioni ma
avrebbe sempre avuto vicino (sia in senso fisico, sia in senso
spirituale) la Parola di Dio come bussola nella conduzione delle cose
terrene dello Stato. Forse è proprio per questo che il simbolo
marciano (il leone alato) è stato così amato ed accolto
dalle genti e le sue raffigurazioni si sono rapidamente diffuse e
moltiplicate in tutte le terre della Serenissima (quasi tutte frutto,
non di conquiste, ma di dedizioni).
Fabio Bortoli