Secondo
la tradizione Marco nacque in Libia da una ricca famiglia ebraica di
agricoltori. La madre, una donna colta - considerata santa nella chiesa
orientale - lo avvia allo studio. Sempre da parte di madre era
imparentato con San Pietro, e cosi pure della madre era sia il podere
in cui Gesù si ritirò la notte dell'agonia, sia
la casa dove venne celebrata l'ultima cena.. Da molti studiosi Marco
viene identificato con il ragazzino che durante la cattura di
Gesù nel Getzemani corse a vedere cosa stesse accadendo,
ancora avvolto nel lenzuolo in cui dormiva, lasciandolo nelle mani
delle guardie per fuggire. Solo dopo l'Ascensione e la Pentecoste egli
entrò nel novero dei discepoli a seguito di Pietro, suo
tutore, che nel 43 lo battezza e lo porta con sé nel suo
primo viaggio a Roma. Dell'attività di evangelizzazione
Marco é un acuto osservatore ed un ottimo scrittore; conosce
l'ebraico, il greco ed il latino. Su richiesta dei fedeli inizia a
stendere in forma di annuncio il racconto della storia di
Gesù, riportando con precisione le parole del "principe
degli apostoli", il quale conferma ed approva il testo; nasce in questo
modo il primo Vangelo. Poi, Pietro invia Marco ad Aquileia in
qualità di Vescovo, dove alterna la predicazione allo studio
ed alla stesura definitiva del suo Vangelo. Aquileia, antico porto
veneto e poi colonia romana era una città ricca e vivace,
centro di grandi vie di comunicazione tra oriente ed occidente.
L’incontro
con un angelo profetico
Giunto il momento di tornare a Roma Marco attraversò la rete
di canali dove sarebbe sorta Venezia. Non appena la barcá su
cui viaggiava giunge in prossimità del porto di Rivoalto,
scoppiò una bufera che costrinse i marinai ad attraccare in
un isolotto. Marco allora scese a terra e si ritirò a
pregare, quando gli comparve un angelo, il quale predisse che il suo
corpo un giorno avrebbe trovato sepoltura proprio in quel luogo, dove
sarebbe stata costruita una stupenda città, avvertendolo
anche del suo prossimo martirio. Ma tali parole non lo impressionarono
e giunto a Roma riferì della sua attività
missionaria a Pietro, per essere successivamente inviato in una della
più grandi città dell'impero: Alessandria.
Il
martirio ad Alessandria d'Egitto
Sono tante le persone che Marco riesce a convertire in poco tempo, al
punto di suscitare l'invidia dei detentori del potere culturale e
religioso di Alessandria, in particolare dei sacerdoti del dio
Serapide. Il 25 aprile, nello stesso periodo in cui si celebrava la
grande festa della Pasqua, ricorreva pure la festa serapica ed
í nemici del Santo armati di tutto punto lo colsero mentre
celebrava la messa. Gli misero una corda al collo e lo trascinarono
cruentamente sino al carcere, infliggendogli pesanti percosse' Marco
nonostante lo strazio dalle bastonate e dalle pietre con cui era stato
colpito è ancora vivo, tra lo stupore dei suoi aguzzini. E'
un uomo fisicamente molto forte - era chiamato l'atleta di Cristo -
dotato di una straordinaria fede e volontà. Di notte gli
apparve lo stesso Gesù per confortarlo ed incoraggiarlo
(assumendo di nuovo il corpo
umano come era stato per Tommaso dopo la resurrezione) dicendogli:
"Pace a te Marco, mio Evangelista, non temere, perché io
sono con te, sono il tuo Salvatore, venuto a liberarti”. II
mattino dopo, fu portato fuori dalla prigione e trascinato riverso al
suolo per tutta la città, arrossando del suo sangue il
selciato. Marco tra atroci sofferenze ringraziava Cristo dicendo: "Ti
ringrazio Signore mio Gesù, perché mi hai
ritenuto degno di sopportare tutto ciò nel Tuo nome". Le sue
ultime parole furono: "nelle tue mani rimetto l'anima mia". II martirio
ebbe luogo durante l’impero di Nerone, tra il 64 ed il 68.
Venezia - erede dalla tradizione ecclesiale di Aquileia - adotta il
leone, che é il simbolo dell’evangelista, come
simbolo stesso dello Stato Veneto.
Il
trafugamento del suo
corpo
Quando, nel 642 Alessandria cadde sotto il dominio degli arabi,
iniziò lentamente a declinare rimanendo comunque il maggior
porto dell'Africa Mediterranea, frequentato anche da mercanti
veneziani. Cosi nell'828 Rustego da Torcelo e Bon da Malamoco
convinsero i sacerdoti, che custodivano il corpo di San Marco, a
lasciare trafugare le spoglie per poterle trasportare a Venezia via
mare. Si prefigurava una profanazione della sua tomba da parte degli
infedeli. Bisognava dunque portarlo in un luogo più sicuro.
Appena la salma fu esposta all'aria la città venne invasa da
un forte profumo di rosa, cosi intenso che tutti si chiesero da dove
provenisse. I mercanti dovettero pertanto affrettare la fuga per non
venire scoperti. Durante il viaggio di ritorno, quasi arrivati alla
meta, una tempesta si abbatte sul vascello veneziano, gettando nel
terrore i marinai. Ed ecco Marco che apparve ad un monaco mentre faceva
la guardia al suo corpo ordinandogli: "riferisci a tutti che ammainino
velocemente le vele, perché non siamo molto lontani da
terra". II suggerimento verme seguito ed in effetti fattosi giorno si
trovarono in un'isola non lontani da Venezia.
I resti del Santo vennero, quindi, deposti nella cappella del Palazzo
Ducale, in attesa di costruire la nuova basilica che
prenderà il suo nome.