Veneta Serenissima Repubblica - Cenni di Storia |
| Il Bucintoro, simbolo del dominio di Venezia sul mare |
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La nascita della Repubblica |
In seguito alla caduta dell’Impero Romano avvenuta nel 476 d.C. e a causa delle progressive invasioni di popolazioni guerriere orientali e germaniche (1),vi fu un’intensa migrazione di Veneti dalle cittá della terraferma verso le lagune (2). La nuova popolazione proseguí il processo secolare di consolidamento dei terreni fangosi piú elevati e di quelli faticosamente strappati alle acque, per costruire le abitazioni, addossate le une alle altre alfine di ottimizzare lo scarso terreno esistente. I nuovi abitanti contribuirono a migliorare lo sfruttamento delle risorse ambientali (sale e pesca) e le attivitá artigianali (3).
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Tutta l’area lagunare che andava da Cavarzare a Grado rimase nella totale indipendenza, sia dall’Impero Bizantino, sia da quello Germanico e nel 697 venne eletto il primo Doxe (Doge) (4). I commerci con l’entroterra, poi via mare con i centri del Mediterraneo sudorientale (5) e delle coste atlantiche, resero Venezia sempre piú ricca, forte e grande (6).
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La cittá si dotó di un grande, antichissimo simbolo, il leone alato di San Marco (7), che esprime l’unitá statale e religiosa della Patria Veneta (8). Questo simbolo rappresenta la sovranitá, la giustizia e la virtú della fortezza.
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L'innarrestabile espansione territoriale, economica e culturale |
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Dopo l’anno 1000 i Veneti acquisirono nuovi domini “marini” (9) e dal Quattrocento anche terrestri (10). Sia Venezia sia le altre cittá dell’entroterra diventarono centri di produzione artigianale, chimica (vetro artistico, sapone, coloranti, tegole e mattoni, salnitro), metallurgica (fabbrile, oreficeria, ramatura), di vetri da finestra, di fabbricazione delle lenti (nel Trecento, si realizzavano i primi occhiali da vista al mondo, gli oglarios), di lavorazione della lana e della seta, dell’abbigliamento (pelletteria, gioielleria, ecc.). Nelle campagne i sistemi di produzione agricola e di pianificazione dei terreni erano tra i piú innovativi allora esistenti (11). In particolare il paesaggio della Serenissima é ancor oggi caratterizzato dalla presenza della Villa Veneta, che dalla seconda metá del Seicento a tutto il Settecento fu il fulcro dell’innovazione agraria (12).Il nuovo sistema tipografico a caratteri mobili, inventato da Gutemberg nel 1450, fu introdotto venti anni dopo a Venezia, che diventó nel Cinquecento il massimo centro tipografico al mondo. L’Arsenale, giá menzionato da Dante nel 1300, fu per parecchi secoli il piú grande che si conoscesse, ed i suoi aspetti organizzativi anticiparono molte caratteristiche dell’industria moderna.
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Alla metá del Cinquecento il Veneto era il primo centro di creazione artistica europea, in particolare va menzionata la grande scuola di pittura veneta, fondata sulla particolare sensibilitá, vivacitá e brillantezza nell’uso dei colori (13). In questo secolo non si puó dimenticare il piú grande architetto veneto: Andrea Palladio, il quale forní modelli architettonici a tutto l’Occidente (14). Venezia nel Seicento era la capitale europea della lirica e nel Settecento anche dello spettacolo di prosa; rinomati furono inoltre la fabbricazione degli organi, le esecuzioni organistiche, violinistiche, le cantate, i cori femminili, i compositori, i musicisti e gli autori delle commedie (15).
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Nel Trecento venne inaugurata a Padova la seconda moderna universitá al mondo, specializzata in medicina ed in giurisprudenza. In questa universitá nel 1678 si laureava la prima donna al mondo: la veneziana Elena Lucrezia Piscopia Cornaro. Numerosa era anche la presenza di studenti stranieri, tra questi spicca quella di William Harvey, futuro scopritore della circolazione del sangue, caposcuola della biologia moderna e della medicina scientifica, che nel 1602 si laureava in medicina. La Serenissima si premurava che gli insegnanti fossero i migliori, assumendoli da ogni parte del mondo, mentre quelli veneti erano mandati all’estero ad aggiornarsi (16). La lingua Veneta era conosciuta in tutte le corti d’Europa e dell’Asia Minore, dove veniva parlata dai famosi ambasciatori della Serenissima. Essa era, altresí, usata nel foro veneziano e lingua franca in tutto il Mediterraneo fino alla fine del 1700. I cartografi veneziani (17) venivano considerati tra i migliori al mondo e le loro mappe erano eseguite sulla base d’informazioni e descrizioni, raccolte sia da esploratori veneti, sia forestieri(18).
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Religione e politica, un esempio per tutto il mondo |
La religione professata nel Veneto era quella cattolica, ma Venezia aveva con la Chiesa di Roma rapporti peculiari, improntati alla massima indipendenza (19); le altre religioni erano ben tollerate. Il protestantesimo poteva essere liberamente praticato dai mercanti e dagli studenti tedeschi. I Greci ortodossi usavano un proprio calendario religioso e celebravano le funzioni in una loro chiesa. Gli ebrei ed i musulmani compivano i loro riti nei quartieri o nelle residenze loro assegnate (20). Uomini ed idee diversissime convivevano bene a Venezia, a patto che rispettassero le leggi ed il governo della Serenissima, la cui forma statale repubblicana, allora come oggi, suscita ammirazione (21).
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La Costituzione Veneta non fu, come quella inglese(22), codificata in un singolo documento, bensí su una quantitá di Statuti diversi e su vecchie Consuetudini. Il Governo aveva l’appoggio del popolo, il quale non era mai incitato alla rivolta da nobili vendicativi; la popolazione era ben nutrita e ricca di creativitá, aveva pace e sicurezza e godeva di molti servizi municipali, per esempio sanitari e di un sistema giudiziario molto stimato per la sua imparzialitá nei confronti di tutte le classi sociali (23).
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La Serenissima scelse nel Settecento una politica di neutralitá senza alleanze, dopo quasi quattrocento anni di pace ininterrotta sul suolo dello Stado da Tera e di guerre e battaglie senza fine in quello da Mar, per contrastare quasi da sola l’avanzata del possente Impero Turco.
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La violazione del diritto internazionale |
Nel 1797, nonostante la compattezza del popolo e della maggioranza dei nobili, insensibili alle nuove ideologie libertarie, la Repubblica fu invasa senza motivo dai Francesi (24). Il popolo infuriato, dalle requisizioni e dagli abusi degli invasori, si rivoltó in varie parti del territorio veneto al grido di “Viva San Marco“! Bonaparte, tuttavia, represse violentemente queste rivolte e saccheggió con cura le principali cittá venete, ma soprattutto Venezia (25) e poi cedette la Repubblica all’Impero Austrungarico che, a parte i gloriosi giorni della rivoluzione del ‘48 (26), la governó per sessanta anni.
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L'assimilazione al Regno d'Italia |
Nel 1866, dopo la breve guerra austro-prussiana, in
seguito a giochi politici e diplomatici, il Veneto fu
assegnato al Regno d’Italia dopo un plebiscito
truccato. Il nuovo Stato impose subito pesanti tasse a carico soprattutto dei contadini (tassa sul macinato), provvedimento che obbligó milioni di Veneti ad espatriare per sopravvivere (27). Altre misure adottate dal nuovo Stato furono: la coscrizione obbligatoria, l’obbligo all’uso della lingua italiana, con insegnanti e funzionari mandati da altre parti d’Italia. La Regione Veneto, a causa della disgregazione socio-culturale derivata dalla caduta della Serenissima e provocata dai provvedimenti sopra ricordati, é rimasta una delle piú povere d’Italia fino al secondo dopoguerra (28).
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Solo oggi la nostra Terra grazie all’abnegazione, alla fatica, al lavoro indefesso dei propri abitanti ed al retaggio lasciato dalla Serenissima (29) é ridiventata una delle aree economicamente piú forti d’Europa (30). Il prezzo pagato per questo grande sforzo é stato alto, in quanto ha provocato un’indiscriminata e spesso caotica urbanizzazione, con trasformazione ad usi industriali, infrastrutturali e turistici-residenziali del territorio, la distruzione di una buona parte del patrimonio ambientale e paesaggistico del Veneto ed un forte cambiamento socio-economico. Ciononostante vi é ancora una continuitá culturale, a livello sociale (centralitá della famiglia, mantenimento della lingua veneta, profonda e ancora molto diffusa religiositá, attaccamento alla terra), a livello etico (serietá comportamentale, senso del dovere, dedizione al lavoro, impegno solidaristico concreto), e a livello economico (modello fondato sulle imprese individuali-familiari di dimensioni medio-piccole, imperniate su attivitá manifatturiero-artigianali, agricole-colturali e commerciali). Gli ultimi trent’anni - grazie al lavoro di ricerca e di divulgazione sulla Civiltá Veneta, svolto da alcuni studiosi ed associazioni culturali (31) - sono stati molto importanti per la riscoperta della nostra identitá nazionale. Oggi la storia antica e la diffusione europea dei Veneti viene trattata su riviste, pubblicazioni, articoli, libri, mostre archeologiche ed enciclopedie (tra quelle multimediali ad esempio, Britannica ed Encarta). Questi segnali ci incoraggiano a pensare che il popolo Veneto stia gradualmente iniziando a prendere coscienza di sé.
Fabio Bortoli
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1) Soprattutto a causa dell'invasione dei Longobardi, avvenuta nel 568 d.C.
2) Le attuali lagune di Venezia, Caorle, Grado-Marano e Comacchio erano non solo collegate fra loro, ma anche notevolmente piú ampie, si trattava in pratica di un'unica grande fascia lagunare che andava da Ravenna ad Aquileia.
3) Lungo gli assi fluviali dell'entroterra veneto e padano venivano scambiati i prodotti lagunari (sale, pesci, manufatti artigianali) con grano ed alimenti della terraferma. Via mare i Veneti commerciavano con Bisanzio, dove venivano acquistati incenso, sete e spezie, che poi erano rivendute nell' Europa settentrionale.
4) La prima capitale dello Stato Veneto fu Eraclea, poi Malamocco ed infine Rivoalto (civitas Rivoalti, Rialto) che solo nel 1400 prenderá il nome di Venetia (Venezia).
5) Costantinopoli, Adrianapoli, Trebisonda, Tana, Salonicco, Smirne, Acri, Beirut, Aleppo, Gerusalemme, Damasco, Alessandria, Cairo, ecc.
6) A Venezia ogni nucleo (71 contrade) era una comunitá completa e varia, integrata ed efficiente (un modello urbanistico secondo L. Mumford), con zone specializzate (molo a S. Marco, mercato a Rialto, l'Arsenale a Castello, nell'isola di Murano le fabbriche del vetro, a Chioggia le saline, nelle isole del Lazzaretto Vecio e Novo le quarantene dei marinai sospetti d'infezioni, ecc.) collegate da arterie principali (Canal Grando e i canal porti di Lido e Malamocco) e da arterie secondarie (i rii della cittá, i canali e i ghebi lagunari).
7) Il santo evangelista Marco, protettore e patrono dello Stato Veneto, era rappresentato dal leone alato con un libro d'argento aperto con il motto Pax tibi Marce evangelista meus, a significare: Pace a te Marco, mio evangelista.
8) La Patria Veneta (la Venezia) veniva rappresentata da una figura femminile in veste di Giustizia o di Pace, seduta sopra o con disteso ai suoi piedi il Leone Marciano. Questa simbologia mette in luce i valori dell'uguaglianza, della purezza, della giustizia, della forza, del rinnovamento e della continuitá associati alla Dea Reitia ed alla Madonna. Infine, la posizione predominante di Venezia rispetto al leone di San Marco sta a sottolineare l'indipendenza del potere politico (lo Stato Veneto) da quello religioso.
9) Possedimenti lungo le coste e le isole dell'Istria, della Dalmazia, la Morea (Peloponneso), Negroponte (Eubea), Candia (Creta), Cipro ed altre isole dell'Egeo.
10) Veneto, Friuli, Bergamasco, Bresciano, Cremasco, Lodigiano, ecc. Nella gran parte dei casi furono gli stessi abitanti di nuovi territori che si offrivano ad essere governati dal "leone di S.Marco" (le famose dedizioni). Oppure i territori entravano a far parte della Repubblica in quanto venivano acquistati con denaro o scambio commerciale, mantenendo anche quando erano frutto di conquista, una propria autonomia e una propria forma di governo con la supervisione d'emissari della Serenissima, i quali intervenivano solo per dirimere controversie locali e per amministrare la giustizia.
11) Gli interventi riguardavano: le bonifiche di terreni acquitrinosi; la regimazione e deviazione di fiumi e canali; le difese a mare (i Murasi) lungo i litorali; i censimenti agrari, dei beni inculti, dei boschi; il controllo sul taglio degli alberi, ecc.
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12) Secondo Emilio Sereni - Storia del paesaggio agrario italiano, Laterza ed. - "… la grande villa signorile veneta (…) non é piú solo un luogo d'ozio e di svaghi, ma diviene il centro di una vera e propria azienda agraria signorile, nella quale gli investimenti di capitali non si profondono solo nelle fastose costruzioni o nell'elaborato intrico dei giardini, ma vanno anche, e sempre piú largamente, a vere e proprie opere di trasformazione e di coltivazione agraria, allo "svegramento" di terre incolte ed a piantagioni arboree ed arbustive utilitarie, ad opere di derivazione di acque e all'impianto di nuovi poderi"; ed ancora "… per tutto il secolo XVIII, i contadini toscani e veneti - e gli agronomi che ne elaborano e ne illuminano l'esperienza - sono per tutta Italia all'avanguardia nella diffusione e nel perfezionamento delle sistemazioni collinari e montane" ed infine che "dal XVI al XVIII secolo i centri della nuova letteratura e delle nuove tecniche agronomiche - Firenze, Brescia, Padova, Venezia - si ritrovassero proprio in Toscana e nel dominio veneto".
13) Vanno menzionati almeno i piú grandi pittori: i Bellini, i Vivarini, Carpaccio, Giorgione, Tiziano, Veronese, Tintoretto; inoltre, nel Settecento i Tiepolo, Longhi, Canaletto, Guardi, Ricci e molti altri.
14) Egli scrisse i Quattro libri dell'Architettura, che furono tradotti in inglese e per secoli furono la principale guida per le realizzazioni edilizie dei gentiluomini inglesi e americani, tra questi anche di Thomas Jefferson.
15) Ricordiamo almeno tra i musicisti e i compositori, A. e G. Gabrieli, A. Vivaldi, A. Da Ponte, A. e B. Marcello, T. Albinoni, B. Galuppi; tra i commediografi Angelo Beolco detto Ruzante e A. Calmo nel '500, C.Goldoni e C. Gozzi nel '700.
16) Il professor Paolo Veneto si trasferì all'inizio del 1400 ad Oxford e vi rimase per tre anni, al suo ritorno a Padova mise in pratica le nuove conoscenze acquisite. Lo scrittore inglese Iain Pears si è ispirato a tale episodio e probabilmente anche a quello padovano di W. Harvey nel creare i personaggi principali del suo racconto, ambientato nella seconda metá del 1600 proprio ad Oxford (la Quarta veritá, 1999, Longanesi editore).
17) Segnaliamo: Fra Paolino Minorita che fece nel 1300 la prima carta contenente i territori visitati da Marco Polo (il Catai, l'attuale Cina); Andrea Bianco disegnó a Londra nel 1448 una carta del globo, che per la prima volta indicava una grande isola alla latitudine e con una conformazione geografica simile a quella dell'attuale costa del Brasile; nel 1459 Fra Mauro fece forse la migliore rappresentazione cartografica della Terra, poi venduta al principe del Portogallo Enrico il Navigatore. Un bel resoconto del pensiero di questo grande studioso é fornito dallo scrittore inglese James Cowan, nel suo libro Il sogno di disegnare il mondo (1997, Garzanti editore).
18) Tra gli esploratori vanno menzionati: Nicoló Zeno che nel 1400 da Venezia si spinse fino alla Groenlandia; Alvise da Mosto che nella seconda metá del 1400 navigó lungo l'Africa equatoriale e la descrisse per la prima volta; Giovanni e Sebastiano Caboto, presenti dal 1497 alla corte del re d'Inghilterra Enrico VIII, effettuarono viaggi in Groenlandia, in Canada, nell'isola di Terranova, dove Giovanni piantò la bandiera di San Marco.
19) In Veneto i Vescovi erano esclusi da ogni incarico politico, mentre le proprietá ecclesiastiche venivano tassate. I membri del clero erano altresí giudicati dai tribunali ordinari, come qualsiasi cittadino veneto. La Repubblica non si sottomise mai agli interdetti papali, neppure il clero veneto, ad eccezione dei Gesuiti che furono perció espulsi dallo Stato Veneto.
20) Gli Ebrei all'interno delle sinagoghe del Ghetto novo e vecio, i Musulmani all'interno del Fondaco dei Turchi, ecc.
21) Voltaire in Candide ou l'optimisme, nel 1759 scriveva: "Allestiró un'altra nave e andró ad aspettarti a Venezia; é un paese libero dove non c'é nulla da temere né dai Bulgari né dagli Abari, né dagli Ebrei né dagli inquisitori".
22) Secondo l'opinione dello studioso americano F.C. Lane, nel suo libro - Storia di Venezia - 1978, Einaudi ed.
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23) In tribunale Nobili e non, preti e forestieri ricevevano lo stesso trattamento. Questa reputazione di equa amministrazione della giustizia venne riconosciuta anche da Shakespeare.
24) Prima che tale evento si compisse, qualche sedicente "patriota" aveva adottato la coccarda tricolore francese, quale malinteso simbolo di libertá e giustizia, delle quali i foresti invasori si dicevano portatori! Alla vista di tale fregio, immediatamente, tantissimi veneti, si appuntarono una coccarda con i colori azzurro e oro, corrispondenti allo stemma dello Stato Veneto (sfondo azzurro con il leone di San Marco dorato). Questo episodio é documentato nella busta 545 degli Inquisitori, datata 9 aprile 1797, che si trova all'Archivio di Stato di Venezia. (Fabio Bortoli - La Coccarda veneta - Venezia 1997).
25) A Venezia Napoleone saccheggió la Zecca, l'Arsenale, le flotte, trafugó gli archivi, i tesori d'arte, rase al suolo una parte del sestiere di Castello (attualmente giardini pubblici di Castello e padiglioni della Biennale), altre aree e varie chiese.
26) La Rivoluzione, capeggiata da Daniele Manin e Nicoló Tommaseo, portó Venezia all'indipendenza per circa un anno e mezzo; gli ultimi cinque mesi subí l'assedio austriaco fino alla resa dovuta a "il morbo infuria il pan ci manca sul ponte sventola bandiera bianca" (brano di una poesia di A. Fusinato). Questa eroica resistenza fu decisa dalla popolazione "ad ogni costo", quasi a voler riscattare l'umiliazione perpetuata nei suoi confronti nel 1797.
27) Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina, Australia, sono state le principali mete degli emigranti veneti. Oggi essi sono piú di cinque milioni, di solito organizzati in comunitá il cui uso di lingua e tradizioni venete continuano ad essere tramandate di padre in figlio.
28) A testimoniare il peggioramento delle condizioni di vita é rimasto quest'esemplare detto popolare:
Co Sa Marco comandava se dixnava e se senava Co li Francexi, brava xente, se dixnava solamente Co la caxa de Lorena no se dixna e no se sena Co la caxa de Savoja de dixnar te ne ga voja!
29) Scrive, infatti, Giorgio Roverato - L'industria nel Veneto: storia economica di un "caso" regionale, Esedra editrice - "i motivi storici della nascita del miracolo del nord-est di cui oggi tanto si parla, affondano le radici nella vocazione protoindustriale della Serenissima che, tra il Sei e il Settecento, innescó nel proprio retroterra il passaggio da un'economia agraria ad un'economia di trasformazione".
30) Citiamo innanzitutto le esportazioni di occhialeria, scarpe, elettrodomestici, elettromeccanica, vetro artistico, gioielleria, ecc., tutte attivitá di tradizione plurisecolare con prodotti d'eccezionale qualitá, come affermava, nella seconda metá dell'Ottocento, Oscar Wilde nel suo racconto Il fantasma di Canterville: "…la collana di rubini con una montatura alla veneziana, un'opera superba del sedicesimo secolo...". L'entitá del fenomeno é di tale portata che oggi, ad esempio, la provincia di Vicenza esporta da sola piú dell'intera Grecia !
31) Tra le associazioni culturali piú impegnate nella valorizzazione della cultura veneta possono essere ricordate: Altinum, Societá Filologica Veneta, Europa Veneta.
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