Ogni Magistratura deteneva proprie competenze giudiziarie, ma a queste ne assommava sempre di ulteriori, di carattere politico-amministrativo, che potevano contemplare poteri deliberativi, di controllo, di esecuzione, di riscossione; nondimeno, agli Organi di Governo era senz'altro riconosciuta la potestà legislativa, almeno a livello di iniziativa di proposta, come nel caso del Minor Consejo (che, infatti, insieme ai Tre Cai de Cuaranta, formava la Signoria, dotata della facoltà di por parte). Non vigeva, dunque, il dogmatico principio della separazione dei poteri - che fu tanto propagandato dai filosofi illuministi - ma solo il più morbido criterio della distinzione delle competenze e dei ruoli, secondo un ordine gerarchico che poneva il Maxor Consejo - Parlamento sovrano e Assemblea plenaria dell'Aristocrazia veneta - al vertice del sistema, essendo legittimato a delegare i poteri alle altre Magistrature, Commissioni ed Organi, responsabili nei suoi confronti e da esso dipendenti, persino ai fini della loro stessa esistenza. Tra i principi cardine del nostro Ordinamento troviamo la collegialità di tutti gli Organi, che deliberavano con maggioranze predeterminate (tipicamente i Provveditori contavano tre membri) e l'obbligatorietà nell'accettazione della carica e del suo esercizio, cosicché erano sanzionate tanto l'eventuale rifiuto, quanto la negligenza o lo scarso impegno, per un Nobiluomo veneto, dunque, era un imperativo giuridico e morale servire la Madrepatria, assumendo le cariche cui il Maxor Consejo lo destinava, pena la perdita della sua capacità politica. I Collegi politici potevano, in ogni momento, avocare a sé affari di competenza dei Collegi Minori. Nella funzione giurisdizionale, il limite di competenza è indicato - quanto al criminale - dall'importanza del delitto, mentre - quanto al Civile - dal valore della lite, tradotto in moneta. Tutti i membri delle Magistrature possono partecipare ai lavori del Maxor Consejo e dei Pregadi (Senato), mentre gli Avogadori de Comun, i Xudexi de el Proprio e de Petision entrano anche in Quarantia. I Cataver (competenti sul fisco) e gli Avogadori de Comun (deputati al controllo di legalità o contabile e legittimati a intrometar, cioè sindacare gli atti sospendendone l'efficacia) assistono alle sedute del Pregadi, pena l'invalidità delle relative delibere. Tutte le Magistrature sono tenute a un controllo reciproco, ma ciascuna gode di un certo grado di autonomia. La base giuridica di ogni Magistratura è formata dal Diritto Pubblico e, talora, dal Diritto Internazionale. La legge scritta rispecchia il grande spirito egualitario tra rappresentanti della collettività, il superamento di ogni contingenza legata a eventi o a equilibri politici, e si incardina sull'orgoglioso e consapevole tradizionalismo espresso dalla formula: "Quod fecerunt sapientissimi progenitores nostri". Un alto senso religioso e morale guida il Giudice. Un piccolo interesse materiale era legato all'emanazione della sentenza, tramite l'elargizione dei carati, sborsati dalla parte vittoriosa. In caso di riforma, il Giudice doveva restituire l'utile o darsene per debitore nelle casse della Signoria (Parte Magg. Cons. 24 dicembre 1490 e Legge Pisana Capo III). L'accentramento giudiziario nella Capitale fa si che (tranne le eccezioni dei sindacati in loco) vi affluiscano le revisioni delle sentenze di Rettori, Potestà. Baili, Visdomini, Capitani e simili.
Edoardo Rubini
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