Edoardo Rubini segnala l'interessante dibattito sul Risorgimento sul sito Effedieffe, animato da Maurizio Blondet, che riprende gli studi di un'ottima storica cattolica, Angela Pelicciari.
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Si tratta di un buon lavoro, che nella sostanza condivido.
Contesto, un aspetto, perché non veritiero e frutto più
di "una presunzione di colpevolezza", che di una seria e attenta
disamina storica: vengono accomunati alle trame sovversive dei
Savoiardi (con annessi Garibaldi, Cavour, Mazzini & co.) i nostri
Daniele Manin e Niccolò Tommaseo.
Siccome ho studiato a fondo il periodo, devo dire che quest'equiparazione non si può fare.
Il 1848 veneto fu vera lotta di popolo, la sollevazione generale di
Veneti e Friulani insieme, che portò alla rinascita della
Veneta Repubblica (pur su nuove basi) per un anno e mezzo.
Invece il c.d. risorgimento italiano fu l'annessione dei diversi popoli
della penisola pilotata dall'imperialismo britannico. Lo scopo
era cancellare tutti gli Stati cristiani rimessi su dalla restaurazione
con il congresso di Vienna e creare staterelli fantoccio di marca
liberale in mano ai poteri occulti internazionali. Questa situazione
permane ancor oggi, anzi si è radicalizzata dopo la II Guerra
mondiale. Per questo gli ufficiali borbonici furono corrotti con i
soldi prestati dalla finanza inglese (i cordoni della borsa erano in
mano all'ebreo Rotschild, finanziatore persino della battaglia di
Waterloo), per questo i Savoia ottennero l'appoggio anglo-usa e poi
misero in atto una spietata persecuzione anticattolica ed antipopolare,
che mirava alla distruzione della Chiesa Cattolica, per questo tutti i
tentativi rivoluzionari nella penisola ebbero contrarie le
comunità rurali e i ceti popolari, del tutto estranei al
movimento di riunificazione, che fu invece attuata con colpi di stato
(con sanguinosi attentati, con bombe e pugnalate) e plebisciti truffa.
Come mai il 1848 veneto fu una lotta corale del popolo assieme alla sua
classe dirigente?
La risposta è semplice, perché fu una lotta veneta e non una lotta italiana.
Tommaseo era un intellettuale cattolico, non di meno (nonostante
qualche discussione) era legatissimo a Daniele Manin che era liberale.
Manin aveva subito l'influsso illuminista, tanto che all'inizio aveva
tirato fuori il tricolore. Ma amava il suo popolo, che il tricolore non
lo voleva, così arrivò a sventolare un gonfalone
marciano... sormontato da un berretto frigio giacobino! Oggi si
fa presto a criticarlo, perchè sappiamo (ma quanti Veneti di
oggi poi lo hanno poi capito?) che il liberal-illuminismo è una
falsa religione d'ascendenza gnostica, che inclina al male. Ma allora,
a metà '800, il liberalismo era la dottrina che furoreggiava, la
nuova Bibbia delle classe intellettuali (gli "studiati"), che
prometteva di rimediare a secoli di "oscurantismo cattolico".
Tutto ciò, però, non ebbe effetti pratici, perché
un anno e mezzo di resistenza veneta si fece in nome di San Marco e
della rinata Repubblica Veneta. Non ha senso a parer mio accusare Manin
perché era liberale o di discendenza ebraica.
Noi Cristiani dobbiamo guardare alla sostanza e non alle etichette.
Edoardo Rubini