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Napoleone Bonaparte
Alla figura di Napoleone sono state dedicate intere biblioteche con decine di migliaia di titoli, in quanto fu uno dei protagonisti della storia europea degli inizio dell'Ottocento. Primo grande dittatore moderno influenzerá in qualche misura Mussolini, Stalin ed Hitler e ispirerá nel Novecento guerre e propagande da regime. Quello che segue é uno stralcio di un breve documento inviato ai quotidiani e alle autoritá competenti da Europa Veneta nel febbraio del 2002, quando il Comune di Venezia ha comprato e, successivamente nel 2003, fatto arrivare in cittá una statua di Bonaparte, contro il volere dei veneziani.
Napoleone a Venezia
Le truppe francesi rubano i cavalli di San Marco
In soli vent’anni di odiato dominio francese andarono in vario modo saccheggiate o distrutte: almeno trentamila opere d’arte provenienti da chiese, conventi, scuole di arti e mestieri e sedi di magistrature venete; venticinquemila pitture, tra le quali capolavori come interi cicli del Carpaccio, Tiziano, Veronese, Pordenone, Mantegna ed altri; un numero incalcolabile di sculture in legno ed in pietra, di leoni di S. Marco, di statue, tra le quali quella di S. Marco; opere orafe in oro e argento; arredi, altari, ornamenti, vere da pozzo; la gran parte del Tesoro di S. Marco - sacro per i Veneti - fuso per pagare una colossale indennitá di guerra, che in realtá Venezia non aveva né dichiarato, né combattuto; le Insegne dogali ed il Libro d’oro dei Padri della Repubblica Serenissima, bruciato in Piazza S. Marco; i dossali e le tribune in legno del Doge e dei Magistrati delle sale di Palazzo Ducale; migliaia di antichi manoscritti, incunaboli, stampe e libri di pittura, disegni, manoscritti musicali, codici rarissimi provenienti dalla biblioteca Marciana, da collezioni private veneziane o da monasteri; candelieri, aste, mazze, lampade, crocefissi, bacili, tutti in oro ed in argento; perle, diamanti e pietre preziose; il Bucintoro - la nave di rappresentanza dello Stato Veneto, ornato di statue allegoriche - prima venne fatto a pezzi e poi bruciato per fondere le parti in oro; numerosissime reliquie e reliquiari di Santi. La cittá subí, inoltre, interventi urbanistici ed architettonici radicali ed estremi, quali: la demolizione di settanta chiese e di oltre sessanta palazzi, fra questi i Magazzini di Frumento, per creare i “giardini reali”; la demolizione della Chiesa di S. Giminiano del Sansovino situata in Piazza S. Marco e delle adiacenti porzioni di Procuratie Vecchie e Nuove per costruire “l’ala napoleonica”; lo stravolgimento della Scuola Grande della Caritá e dell’accluso Monastero per adibirla a sede dell’Accademia di Belle Arti e a Gallerie dell’Accademia; lo snaturamento dell’intero sestiere di Castello abbattendo tre chiese, un monastero ed altri palazzi per far posto ai “giardini pubblici”; l’interramento del Rio di S. Anna per creare la “Via Eugenia”, che avrebbe dovuto mettere fine all’insularit? di Venezia proseguendo attraverso l’isola di S. Erasmo e del litorale del Cavallino; la profanazione e trasformazione in caserme, polveriere e fortini di numerosi edifici di culto; la trasformazione in caserme delle isole di S. Francesco del Deserto, di S. Secondo, di S. Spirito, di S. Giorgio in Alga; delle isole del Lazzaretto Vecchio e Nuovo, delle Grazie, di S. Andrea, di S. Giacomo in Paluo; l’abbattimento della gran parte delle case di Malamocco e del Lido per sgombrare la visuale ai cannoni del forte del Lido; l’imbonimento lagunare e dell’isola di S. Cristoforo per realizzare il cimitero; l’asportazione dei cavalli marciani e del leone di S. Marco dalla colonna di S. Marco, in quanto simboli del nostro popolo. Alle chiese e campanili rimasti rubó persino le coperture in rame e piombo. Venne meticolosamente devastato l’Arsenale, trecento navi militari, le armi, le suppellettili, i cannoni - di cui molti erano vere e proprie opere d’arte militare, attrezzature navali ed i cimeli di tante gloriose vittorie navali. Venne distrutta la flotta mercantile. Le imposizioni francesi nel campo sociale ed economico provocarono sconquassi e danni irreversibili. Ricordiamo in proposito: la soppressione di oltre quattrocento scuole di arti e mestieri, di una cinquantina di monasteri; la tassazione spietata sul macinato, le tasse erano talmente alte che decine di palazzi furono atterrati dagli stessi proprietari non essendo piú in grado di far fronte ai nuovi oneri; la confisca dei depositi di denaro dello Stato e dei cittadini, contenuti nella pubblica Zecca, con la soppressione del Banco Giro (la banca di Stato); la pretesa di quaranta milioni di lire in oro zecchino; il commercio ridotto a nulla per il blocco continentale, vennero a mancare persino i generi alimentari di prima necessitá; la perdita delle ultime ricchezze estorte con forza ai Veneziani per far fronte alle enormi spese di guerra condotta dalla Francia contro l’intera Europa (5 milioni di morti); l’introduzione della coscrizione (leva) obbligatoria; l’istituzione della pena di morte per chi gridasse Viva S. Marco o diffondesse scritti anti governativi o pronunciasse discorsi di critica nei confronti dei Francesi. Alla fine dell’era napoleonica i poveri superavano solo a Venezia le 44.000 unitá e gli abitanti di Venezia che nel 1797 erano 141.000 arrivarono a 100.000; uno degli Stati piú ricchi del mondo era allo stremo. Alvise Zorzi scrive:“La seconda dominazione francese lasciava Venezia in condizioni dalle quali la cittá non si sarebbe piú sollevata del tutto”.  
Napoleone nel Veneto e nei territori della Serenissima
Il dittatore corso - fedifrago, iconoclasta e liberticida - entró nella storia del Veneto e dei restanti territori della Serenissima come un tornado, depredando i beni ed umiliando i sentimenti piú profondi del popolo. Soffocó in bagni di sangue le rivolte che inevitabilmente scoppiavano, vedi ad esempio le Pasque Veronesi ed altre anche in Lombardia.
La nostra opinione
Vignetta di Brugar Foggy realizzata in occasione del processo all' "infame" del 2003
Bonaparte “tra le Alpi e le piramidi, il Manzanarre ed il Reno “ é stato l’artefice con accordi-imbrogli segreti (Leoben - Campoformido) di inganni e provocazioni, della scientifica eliminazione della Serenissima Repubblica; il suo esercito fu il primo nella storia ad entrare in laguna violando la neutralitá dello Stato Veneto.
Lo studioso antifascista Guglielmo Ferrero (1871-1942) nel suo libro: “Aventure. Bonaparte en Italie 1796-1797” (pubblicato in italiano dalla Casa Editrice Corbaccio - Mi 1996) sostiene che nel volgere di un anno Napoleone cambió gli equilibri politici della Valle Padana creando “l’una ed indivisibile Repubblica Cisalpina”, dando vita ad uno Stato gemello della Francia, modellato sulle istituzioni della “Grande Nazione”.
La Costituzione democratica elargita nell’Italia settentrionale - con l’avvallo del Direttorio - fu una nobile architettura teatrale, dietro la quale conservó autoritá e poteri funzionali agli interessi della Francia, che non esitava a barattare come province le terre “liberate”.
Venne messa in campo una nuova arma: l’ideologia, ma la diffusione delle idee libertarie aveva come burattinai le massonerie europee, ben mascherate dagli ideali illuministi....
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