Un sodalizio del regime democratico scheda 30 associazioni contrarie alla mala unità d’Italia
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L’associazione di suffragette del Soroptimist,
in odore di massoneria sia per le sue idee vagamente filantropiche, sia
per le sue relazioni con clubs rotariani, sia per
l’indifferentismo religioso professato, sia per il tollerantismo
relativista, sia ancora per il naturalismo filosofico non cristiano che
impregna i suoi princìpi, scheda chi è contrario alla
mala unità d’Italia. Inequivocabile al riguardo
l’articolo, che alleghiamo, del quotidiano L’Arena,
sorto anch’esso dall’omonima loggia veronese, nel 1866:
fate ben caso alla data! è quella in cui cessa nel Veneto
l’Imperial-Regio Governo e arrivano i liberal-massoni
risorgimentali.
Il link http://www.soroptimistferrara.it/soroptimist.pdf
rimanda a una piccola storia del sodalizio, per chi si sente di
leggersela, dalla quale si evince come, accanto ad autentiche
stupidaggini come battersi per le sequoie o come piantar alberi con il
nome delle socie, e accanto a slanci filantropici terzomondisti, questa
congrega femminile si batte per lo straniamento delle donne dalla
famiglia e dall’ambito privato degli affetti ad esse consono.
Essa fu sciolta durante il ventennio fascista alla pari con altre
camarille d’impronta massonica per risorgere nel 1948 sotto le
ali della costituzione sovietico-resistenziale.
Il Soroptimist ha chiamato a
parlare in favore dello Stato unitario una vecchia conoscenza dei
tradizionalisti veronesi: Aventino Frau, avvocato, già senatore
di Forza Italia, con un lungo passato nelle fila della D.C.; oggi
docente all’Università San Pio V di Roma che, lungi dal
richiamarsi a simpatie tradizionaliste, come si potrebbe pensare
dall’intitolazione, si fa invece scudo del santo nome del
glorioso Papa di Lepanto e della Messa tridentina, per riciclare, come
in questo caso, esponenti del laicato modernista in politica.
Segnaliamo che nel 2001 proprio Frau si sfilò indecorosamente da
una petizione al Vescovo in favore della Messa latina antica, siglata
da un’ottantina fra parlamentari, sindaci e amministratori
regionali, provinciali e comunali del veronese: e per questa sua
impavida fuga fu applaudito dai cani da guardia del cattolicesimo
progressista, nemico giurato della liturgia e della dottrina di sempre
della Chiesa, capitanati dal mondanissimo don Bruno Fasani, allora
direttore, infelicemente, del foglio diocesano di Verona.
Questo per lumeggiare meglio l’intera vicenda, con tutti i suoi comprimari.
Maurizio-G. Ruggiero
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