Dialogo |
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La libertà di immigrazione nel mondo intero
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TrGuttmacher[1] ha dichiarato che un programma efficace di
contraccezione sarà in grado di apportare un
«significativo contributo a un nuovo ordine mondiale».
G. Brock Chisholm[2], ex direttore dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS), ha già definito in che modo questo
nuovo ordine mondiale potrà essere realizzato:
«Ciò che in tutti i luoghi la gente deve fare è
praticare la limitazione delle nascite e i matrimoni misti (tra razze
differenti), e ciò in vista di creare una sola razza in un mondo
unico dipendente da un’autorità centrale»[3]
Quando si dice chiarezza.
Una commissione di razze già efficacemente tratteggiata nel 1925
da uno dei padri della Sinarchia europea, il massone d’alto grado
Coudenhove Kalergi, fondatore della «Paneuropa», che nel
suo libro «Praktischer Idealismus» vaticinava:
«L’uomo del futuro sarà di sangue misto (…)
La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi
egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una
molteplicità di personalità». Collo di bottiglia,
questo della fusione delle razze, obbligato per ogni progetto mirante
alla cancellazione di fatto di ogni identità religiosa, etnica e
nazionale. Dal 1989, riferisce la stampa specializzata, l’ufficio
delle Nazioni Unite dell’Alto Commissariato per i Rifugiati
è stato centrale per orchestrare migrazioni di massa di
musulmani nord-africani in Europa e di slavi dei paesi dell’Est.
Alla Francia, ad esempio, è stata assegnata una quota di 24
milioni di emigrati che ne cancelleranno letteralmente il volto e la
storia.[4] Scriveva Maurice Caillet, fuoriuscito dalla massoneria dopo
aver raggiunto il 18° grado, di Cavaliere Rosacroce, trattando
della piaga dell’aborto nelle nostre contrade, in una lettera
indirizzata al Ministro della Sanità francese Martine Aubry:
«Tutte queste misure avranno, inoltre, il merito di risolvere il
problema demografico che mette in pericolo le pensioni e che permette
all’ONU di proporci un’immigrazione importante»[5]
Se John Foster Dulles vivesse oggi potrebbe dirsi soddisfatto: gli
Stati (fra cui l’Italia) hanno persino cambiato le proprie leggi
per consentire un afflusso massivo e scarsamente controllato di
extracomunitari sui loro territori, e la nuova battaglia ovunque
proclamata dai mezzi di comunicazione sembra ormai essere quella contro
il razzismo.
Un razzismo affatto estraneo a popoli di grande memoria storica e
culturale come l’italiano che, a fronte di un’invasione in
poco tempo di qualche milione di africani che si contendono il pane con
una gioventù che incontra serissime difficoltà di accesso
ad un lavoro qualificato, a fronte di mali endemici come
l’emigrazione verso l’estero, oggi ripresa, del nostro bel
Sud, a fronte di una malavita organizzata sempre più arrogante,
a fronte di uno Stato presente con solerzia solo a riscuotere tasse dai
suoi cittadini piuttosto che a tutelarli e difenderli, reagisce con un
senso di insofferenza e talvolta di rifiuto verso l’estraneo
imposto in casa propria. Con la massima ipocrisia si etichetta come
razzismo questo rifiuto, demonizzando chi fa notare come la Storia sia
lì ad insegnare che operazioni d’innesto di una tradizione
sopra un’altra, effettuate per lo più in tempi brevi, non
siano né indolori né prive di forme di rigetto anche
gravissime.
Ma la Storia sembrerebbe oggi essere fatta dai mezzi di comunicazione,
come osserva il massone Raymond Abellio, pseudonimo adottato nel
dopoguerra da George Soulès (1907-1987), a firma di una
produzione letteraria tutta intrisa di occultismo, astrologia e gnosi:
«La nostra epoca di mass-media trasforma la soggettività
della storia, che per lungo tempo non fu un problema che per i
filosofi, vale a dire di un numero piccolo, in strumento universale per
violare e plasmare la coscienza delle folle e, di conseguenza, in
fattore politico essenziale e primario».
Parole come logica, tolleranza e razzismo sembrano allora assumere
sensi e valenze diverse a seconda dei popoli alle quali vengono
applicate, appunto, dalla martellante grancassa mediatica: alla
scomparsa di ogni religione e tradizione, fuse nella nuova razza senza
memoria storica né principi, viene opposta la sopravvivenza e il
consolidamento di un’unica tradizione e religione.
Così, mentre il rabbino canadese Abraham Feinberg dalle colonne
della «Maclean’s Review», rivista cristiana di
Toronto, rivolgendosi ai suoi lettori, cattolici e protestanti,
lanciava un appello:
«La sola soluzione ai conflitti razziali è il matrimonio
interrazziale, (…)» è dunque urgente che
«(…) la legge incoraggi la mescolanza del sangue»,
poiché: «il richiamo deliberato ai matrimoni interrazziali
è il solo modo di accelerare il processo per eliminare
totalmente i pregiudizi razziali e quindi le razze separate», sul
New York Times appariva nel corso del 1974 una pubblicità a
piena pagina, a cura del «National Commitee for Furtherance fo
Jewish Education» (Comitato nazionale per la promozione
dell’istruzione ebraica), indirizzata alla gioventù
israelita, dove i matrimoni interrazziali venivano così
stigmatizzati:
«I matrimoni misti sono un suicidio nazionale e personale. Il
mezzo più sicuro per distruggere un popolo è farlo
sposare al di fuori della sua fede (…) Uomini e donne hanno la
certezza di perdervi la loro identità. I valori e i principi che
tanto hanno contribuito alla cultura e alla civiltà
contemporanea scompariranno dalla faccia della terra.
L’esperienza accumulata in tremila anni, il ricco retaggio di un
popolo, tutto ciò che è assolutamente vostro sarà
indegnamente annientato. Che pena! Che disastro! Che
vergogna!»[6]
«Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia»
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