NAZIONALISMO E MONDIALISMO: DUE IDEOLOGIE CONTRARIE ALL'ORDINE DELLA CREAZIONE
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Sia
l'annullamento che la contrapposizione delle differenze sono contro
l'ordine della creazione e portano alla distruzione della famiglia
umana.
Il nazionalismo ed il mondialismo sono l'antitesi della Pentecoste che
è il modello e l'anticipazione del progetto di Dio per
l'unità della famiglia umana: il modello della pentecoste
è quello dell'unità nella diversità.
Il nazionalismo è un’ideologia di origine illuminista che
assolutizza la Patria e finisce per giudicarla alla stregua di una
divinità sacra ed inviolabile.
Nel nazionalismo il culto idolatrico della nazione abolisce ogni legge
che non sia la legge dell'utile nazionale: il nazionalismo considera un
diritto l'espansione e il dominio della propria nazione a scapito dei
diritti delle altre nazioni.
L'altro progetto ideologico, che contrasta con l'ordine naturale e
cristiano, è quello della cosiddetta Repubblica o Patria
Universale, concetto che è stato elaborato nell'ambiente
culturale della massoneria: tale progetto è sostanzialmente
analogo a quello dell'internazionalismo social-comunista.
Si tratta del modello del "villaggio globale" in cui realizzare
l'uguaglianza assoluta attraverso la disintegrazione delle nazioni:
tale prospettiva viene chiamata anche con il termine di "mondialismo" e
da molti è oggi proposta attraverso un progetto che viene
definito con il nome di società multirazziale: nella
società multirazziale la distruzione delle nazioni e dei loro
diritti verrebbe agevolata e promossa anche attraverso forme di
immigrazione selvaggia e di coabitazione forzata fra popoli diversi.
Mondialismo e nazionalismo finiscono per attuare un'analoga politica di annullamento dei diritti delle nazioni.
Il nazionalismo finisce per distruggere le sovranità delle altre
nazioni attraverso l'espansione ed il dominio della propria nazione.
Il mondialismo internazionalista intenderebbe distruggere le
sovranità nazionali attraverso la creazione di un super-governo
mondiale che si approprierebbe dei diritti d'iniziativa politica ed
economica delle singole nazioni.
Questo sembra essere, oggi, il programma portato avanti negli ambienti
dell'alta finanza. David Rockefeller, uno dei principali esponenti
dell'alta finanza internazionale, a Sand, nella Repubblica federale di
Germania, nel giugno del 1991, in occasione di una riunione a porte
chiuse del Bilderberg Club ha dichiarato che il mondo è oggi
più disposto a marciare verso il progetto di un governo mondiale
e che "(...) la sovranità sovranazionale di un'élite
intellettuale e dei banchieri mondiali è preferibile
all'autodeterminazione nazionale (...)". (1)
Anche i cristiani auspicano l'unione e la solidarietà fra i
popoli e quindi la creazione di un tribunale internazionale e di un
governo mondiale, ma tale solidarietà viene concepita secondo il
principio di sussidiarietà e non secondo il principio del
collettivismo e della massificazione: secondo il principio di
sussidiarietà nessuna società più grande deve
privare una società più piccola o le singole persone del
loro diritto alla libertà, all'iniziativa e quindi all'autonomia
e alla naturale e giusta disuguaglianza, ma deve sostenerle in caso di
necessità e aiutarle a coordinare la loro azione con quella
delle altre comunità umane. (2)
Il governo mondiale, secondo l'ordine naturale e cristiano dovrebbe
avere, infatti, verso le nazioni la stessa funzione che lo stato ha nei
confronti delle famiglie: esso dovrebbe tutelare l'autonomia e i
diritti dei popoli favorendo la soluzione dei problemi comuni secondo i
principi di solidarietà e di sussidiarietà.
Il governo mondiale, rispettoso dell'ordine della creazione, dovrebbe
difendere e conservare la soggettività dei popoli che
costituiscono la famiglia umana, la loro autonomia e la loro
identità, il loro diritto d'iniziativa politica ed economica,
cioè la loro sovranità purché questa non giunga a
ledere i diritti universali e naturali degli uomini e dei popoli. (3)
La Chiesa insegna che i diritti delle nazioni altro non sono che i
diritti umani colti a livello della vita comunitaria. Tra i primi
diritti delle nazioni c'è il diritto all'esistenza e tra i primi
doveri c'è il dovere di vivere in atteggiamento di pace, di
rispetto e di solidarietà con le altre nazioni. (4)
Nella società multirazziale, che sarebbe la versione aggiornata
del mondialismo, la distruzione delle sovranità nazionali si
realizzerebbe anche mediante forme di coabitazione forzata fra popoli
diversi che avrebbero luogo con migrazioni di massa incontrollate (una
sorta di diritto all'invasione) e attraverso l’equiparazione tra
la qualifica di residenza con quella di cittadinanza.
Le nazioni sono le famiglie dei popoli e, come nelle famiglie degli
individui, l'accoglienza e l'ospitalità possono avvenire solo
nella misura del possibile e nella salvaguardia dell'autonomia,
dell'identità e dell'esistenza della famiglia stessa.
Inoltre l'accoglienza e l'ospitalità all'interno di una famiglia
non deve essere confusa con l'appartenenza alla famiglia stessa.
L'appartenenza alla famiglia presuppone sempre il dato oggettivo e
naturale della nascita, della parentela o almeno dell'adozione e
dell'eredità culturale-educativa.
Il semplice abitare in una famiglia o essere ospiti di essa non
significa appartenere alla famiglia né significa essere titolari
dei diritti della famiglia stessa, tra i quali diritti vanno
considerati l'esercizio dell'autorità all'interno del focolare e
la libertà di educare i componenti della famiglia secondo le
proprie convinzioni morali e religiose.
Equiparare cittadinanza e residenza significa distruggere le famiglie
dei popoli. Una tale proposta, ad esempio, è stata già
presentata nel Parlamento italiano dal senatore Franco Bassanini
secondo il quale bisognerebbe concedere la cittadinanza a chiunque
semplicemente risieda in Italia, sia pure da poco tempo e di passaggio.
(5)
Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che l'accoglienza dei
migranti da parte delle nazioni più ricche deve avvenire nella
misura del possibile perché un popolo e le sue autorità
hanno il diritto di limitare il numero delle nuove entrate in vista del
bene comune e di subordinare l'immigrazione a diverse condizioni
giuridiche tra cui l'obbedienza alle leggi del paese che ospita il
migrante. (6)
In continuità con la dottrina della Chiesa, il Cardinale Camillo
Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, nella sua
prolusione alla sessione autunnale del consiglio permanente della CEI
del 1995, ha affrontato l'urgente problema dell'immigrazione. Egli ha
detto che tale problema va risolto con sollecitudine prima che si
acutizzi ulteriormente "(...) cercando (...) quelle vie di soluzione,
in ogni caso non facili, che congiungano in concreto il dovere della
solidarietà, il rispetto per la dignità della persona
umana, la salvaguardia della legalità, la valutazione realistica
delle nostre capacità e anche necessità di accoglienza
(...)" . (7)
Per la Chiesa i diritti delle nazioni sono sacri: la pluralità
delle nazioni è positiva perché ognuna di esse rivela e
realizza una parte dei valori dell'umanità.
Sia l'annullamento che la contrapposizione delle differenze sono contro
l'ordine della creazione. Il nazionalismo, il razzismo e la
società multirazziale sono l'antitesi della Pentecoste che
è il modello e l'anticipazione dell'autentico progetto di Dio
sull'unità della famiglia umana: si tratta dell'unità
nella diversità.
Tanto il nazionalismo quanto l'internazionalismo multirazziale portano
alla frantumazione della famiglia umana perché soffocano
l'identità e l'autonomia dei popoli opponendosi all'autentico
disegno di Dio.
Nel suo messaggio per la giornata mondiale del migrante, nel 1991,
Giovanni Paolo II insegna che "Il sogno dell'unificazione della
famiglia umana ha accompagnato da sempre la storia dell'uomo, il cui
cammino è segnato da numerosi sforzi di perseguire tale
obiettivo. Si tratta, però, di tentativi condotti non
rispettando appieno le peculiarità culturali delle persone e dei
popoli. Non va dimenticato che la varietà culturale, etnica e
linguistica rientra nell'ordine costitutivo della creazione e che, come
tale, non può essere eliminata. Così il cammino di
unità della famiglia umana viene ad avere come criterio di
autenticità, il rispetto e lo sviluppo del ruolo delle
molteplici differenze.
Questa struttura plurietnica e pluriculturale è stata inquinata
agli albori della storia dell'umanità, dal peccato di Babele.
Sullo sfondo di questa colpa, le differenze culturali e linguistiche
cessano di essere dono di Dio e diventano motivo di incomprensione e di
conflittualità, le differenze assumono la rigidità della
divisione, anziché della varietà e dell'arricchimento
nell'unità.
Poiché tuttavia, la diversità etnica e linguistica,
rientra nell'ordine della creazione, Dio avvia un itinerario di
restaurazione nell'ambito del suo piano di salvezza (...). Nel giorno
della Pentecoste, poi, viene restaurata la legittimità del
pluralismo etnico e culturale. Gli apostoli, dinanzi ai rappresentanti
"ogni nazione, che è sotto il cielo, convocati a Gerusalemme,
cominciano a parlare altre lingue come lo Spirito dava loro di
esprimersi ed ognuno li capiva nella propria lingua nativa" (At 2,4-6).
La diversità linguistica, manifestazione di quella
etnico-culturale, non è più motivo di confusione e di
opposizione, ma, grazie alla chiamata di tutti gli uomini a formare
l'unico popolo di Dio nell'unico Spirito Santo, diventa strumento di
unità e di comunione nella pluralità.
L'evento della Pentecoste determina una vera etica dell'incontro che
deve presiedere alla costruzione dell'umanità nuova inaugurata
dalla Pentecoste stessa. Ogni persona deve essere riconosciuta nella
sua dignità e rispettata nella sua identità
culturale.(...).
Tuttavia, oltre a restaurare la legittimità della unità
nella diversità, la Pentecoste introduce un elemento
specificamente cristiano: l'unità dei popoli attorno alla fede
nell'unico Cristo: "venuto a raccogliere in unità i figli
dispersi di Dio" (Gv 11,52)." (8)
Bruto Maria Bruti, 15 luglio 2004
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1) cfr Pierre Faillant De Villemarest, La lettre d'information, Cierrey, anno XX, n.11, 18-9-1991, pag 10.
2) cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.1884 e 1885.
3) cfr Pio XII, Discorso
Très sensible, ai congressisti del movimento universale per una
confederazione mondiale del 6-4-1951, in Cristianità n.45,
Piacenza, gennaio 1979 pag 4, titolo redazionale: i coefficienti per
una vera armonia di pace.
4) cfr Giovanni Paolo II, L'Onu diventi una famiglia di nazioni, Avvenire 6 ottobre 1995, n.7 e n.8 pag 4.
5) cfr Franco Bassanini, Il voto agli stranieri, L'Unità 27-06-1990.
6) cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.2241.
7) Camillo Ruini, La prolusione
del Card. Camillo Ruini alla sessione autunnale del consiglio
permanente della CEI, Il convegno di Palermo risponderà alla
rinnovata istanza di annunciare e di testimoniare Gesù Cristo,
L'Osservatore Romano, supplemento settimanale n.40 ( 2779), 6 ottobre
1995, n.8, pag.9.
8) cfr Giovanni Paolo II,
Messaggio- Il Papa per la giornata Mondiale del Migrante 1991 rinnova
l'appello per un itinerario di promozione umana, Occorre una vera
"etica dell'incontro" perché ogni persona sia riconosciuta nella
sua dignità e rispettata nella sua identità,
L'Osservatore Romano, supplemento settimanale n.45 ( 2572), 18 ottobre
1991, pag 13, n.3, n.4, n.5, n.6.
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