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NAZIONALISMO E MONDIALISMO: DUE IDEOLOGIE CONTRARIE ALL'ORDINE DELLA CREAZIONE

di Bruto Maria Bruti

Sia l'annullamento che la contrapposizione delle differenze sono contro l'ordine della creazione e portano alla distruzione della famiglia umana.


Il nazionalismo ed il mondialismo sono l'antitesi della Pentecoste che è il modello e l'anticipazione del progetto di Dio per l'unità della famiglia umana: il modello della pentecoste è quello dell'unità nella diversità.

Il nazionalismo è un’ideologia di origine illuminista che assolutizza la Patria e finisce per giudicarla alla stregua di una divinità sacra ed inviolabile.

Nel nazionalismo il culto idolatrico della nazione abolisce ogni legge che non sia la legge dell'utile nazionale: il nazionalismo considera un diritto l'espansione e il dominio della propria nazione a scapito dei diritti delle altre nazioni.

L'altro progetto ideologico, che contrasta con l'ordine naturale e cristiano, è quello della cosiddetta Repubblica o Patria Universale, concetto che è stato elaborato nell'ambiente culturale della massoneria: tale progetto è sostanzialmente analogo a quello dell'internazionalismo social-comunista.

Si tratta del modello del "villaggio globale" in cui realizzare l'uguaglianza assoluta attraverso la disintegrazione delle nazioni: tale prospettiva viene chiamata anche con il termine di "mondialismo" e da molti è oggi proposta attraverso un progetto che viene definito con il nome di società multirazziale: nella società multirazziale la distruzione delle nazioni e dei loro diritti verrebbe agevolata e promossa anche attraverso forme di immigrazione selvaggia e di coabitazione forzata fra popoli diversi.

Mondialismo e nazionalismo finiscono per attuare un'analoga politica di annullamento dei diritti delle nazioni.

Il nazionalismo finisce per distruggere le sovranità delle altre nazioni attraverso l'espansione ed il dominio della propria nazione.

Il mondialismo internazionalista intenderebbe distruggere le sovranità nazionali attraverso la creazione di un super-governo mondiale che si approprierebbe dei diritti d'iniziativa politica ed economica delle singole nazioni.

Questo sembra essere, oggi, il programma portato avanti negli ambienti dell'alta finanza. David Rockefeller, uno dei principali esponenti dell'alta finanza internazionale, a Sand, nella Repubblica federale di Germania, nel giugno del 1991, in occasione di una riunione a porte chiuse del Bilderberg Club ha dichiarato che il mondo è oggi più disposto a marciare verso il progetto di un governo mondiale e che "(...) la sovranità sovranazionale di un'élite intellettuale e dei banchieri mondiali è preferibile all'autodeterminazione nazionale (...)". (1)

Anche i cristiani auspicano l'unione e la solidarietà fra i popoli e quindi la creazione di un tribunale internazionale e di un governo mondiale, ma tale solidarietà viene concepita secondo il principio di sussidiarietà e non secondo il principio del collettivismo e della massificazione: secondo il principio di sussidiarietà nessuna società più grande deve privare una società più piccola o le singole persone del loro diritto alla libertà, all'iniziativa e quindi all'autonomia e alla naturale e giusta disuguaglianza, ma deve sostenerle in caso di necessità e aiutarle a coordinare la loro azione con quella delle altre comunità umane. (2)

Il governo mondiale, secondo l'ordine naturale e cristiano dovrebbe avere, infatti, verso le nazioni la stessa funzione che lo stato ha nei confronti delle famiglie: esso dovrebbe tutelare l'autonomia e i diritti dei popoli favorendo la soluzione dei problemi comuni secondo i principi di solidarietà e di sussidiarietà.

Il governo mondiale, rispettoso dell'ordine della creazione, dovrebbe difendere e conservare la soggettività dei popoli che costituiscono la famiglia umana, la loro autonomia e la loro identità, il loro diritto d'iniziativa politica ed economica, cioè la loro sovranità purché questa non giunga a ledere i diritti universali e naturali degli uomini e dei popoli. (3)

La Chiesa insegna che i diritti delle nazioni altro non sono che i diritti umani colti a livello della vita comunitaria. Tra i primi diritti delle nazioni c'è il diritto all'esistenza e tra i primi doveri c'è il dovere di vivere in atteggiamento di pace, di rispetto e di solidarietà con le altre nazioni. (4)

Nella società multirazziale, che sarebbe la versione aggiornata del mondialismo, la distruzione delle sovranità nazionali si realizzerebbe anche mediante forme di coabitazione forzata fra popoli diversi che avrebbero luogo con migrazioni di massa incontrollate (una sorta di diritto all'invasione) e attraverso l’equiparazione tra la qualifica di residenza con quella di cittadinanza.

Le nazioni sono le famiglie dei popoli e, come nelle famiglie degli individui, l'accoglienza e l'ospitalità possono avvenire solo nella misura del possibile e nella salvaguardia dell'autonomia, dell'identità e dell'esistenza della famiglia stessa.

Inoltre l'accoglienza e l'ospitalità all'interno di una famiglia non deve essere confusa con l'appartenenza alla famiglia stessa.

L'appartenenza alla famiglia presuppone sempre il dato oggettivo e naturale della nascita, della parentela o almeno dell'adozione e dell'eredità culturale-educativa.

Il semplice abitare in una famiglia o essere ospiti di essa non significa appartenere alla famiglia né significa essere titolari dei diritti della famiglia stessa, tra i quali diritti vanno considerati l'esercizio dell'autorità all'interno del focolare e la libertà di educare i componenti della famiglia secondo le proprie convinzioni morali e religiose.

Equiparare cittadinanza e residenza significa distruggere le famiglie dei popoli. Una tale proposta, ad esempio, è stata già presentata nel Parlamento italiano dal senatore Franco Bassanini secondo il quale bisognerebbe concedere la cittadinanza a chiunque semplicemente risieda in Italia, sia pure da poco tempo e di passaggio. (5)

Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che l'accoglienza dei migranti da parte delle nazioni più ricche deve avvenire nella misura del possibile perché un popolo e le sue autorità hanno il diritto di limitare il numero delle nuove entrate in vista del bene comune e di subordinare l'immigrazione a diverse condizioni giuridiche tra cui l'obbedienza alle leggi del paese che ospita il migrante. (6)

In continuità con la dottrina della Chiesa, il Cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, nella sua prolusione alla sessione autunnale del consiglio permanente della CEI del 1995, ha affrontato l'urgente problema dell'immigrazione. Egli ha detto che tale problema va risolto con sollecitudine prima che si acutizzi ulteriormente "(...) cercando (...) quelle vie di soluzione, in ogni caso non facili, che congiungano in concreto il dovere della solidarietà, il rispetto per la dignità della persona umana, la salvaguardia della legalità, la valutazione realistica delle nostre capacità e anche necessità di accoglienza (...)" . (7)
Per la Chiesa i diritti delle nazioni sono sacri: la pluralità delle nazioni è positiva perché ognuna di esse rivela e realizza una parte dei valori dell'umanità.

Sia l'annullamento che la contrapposizione delle differenze sono contro l'ordine della creazione. Il nazionalismo, il razzismo e la società multirazziale sono l'antitesi della Pentecoste che è il modello e l'anticipazione dell'autentico progetto di Dio sull'unità della famiglia umana: si tratta dell'unità nella diversità.

Tanto il nazionalismo quanto l'internazionalismo multirazziale portano alla frantumazione della famiglia umana perché soffocano l'identità e l'autonomia dei popoli opponendosi all'autentico disegno di Dio.

Nel suo messaggio per la giornata mondiale del migrante, nel 1991, Giovanni Paolo II insegna che "Il sogno dell'unificazione della famiglia umana ha accompagnato da sempre la storia dell'uomo, il cui cammino è segnato da numerosi sforzi di perseguire tale obiettivo. Si tratta, però, di tentativi condotti non rispettando appieno le peculiarità culturali delle persone e dei popoli. Non va dimenticato che la varietà culturale, etnica e linguistica rientra nell'ordine costitutivo della creazione e che, come tale, non può essere eliminata. Così il cammino di unità della famiglia umana viene ad avere come criterio di autenticità, il rispetto e lo sviluppo del ruolo delle molteplici differenze.
Questa struttura plurietnica e pluriculturale è stata inquinata agli albori della storia dell'umanità, dal peccato di Babele. Sullo sfondo di questa colpa, le differenze culturali e linguistiche cessano di essere dono di Dio e diventano motivo di incomprensione e di conflittualità, le differenze assumono la rigidità della divisione, anziché della varietà e dell'arricchimento nell'unità.
Poiché tuttavia, la diversità etnica e linguistica, rientra nell'ordine della creazione, Dio avvia un itinerario di restaurazione nell'ambito del suo piano di salvezza (...). Nel giorno della Pentecoste, poi, viene restaurata la legittimità del pluralismo etnico e culturale. Gli apostoli, dinanzi ai rappresentanti "ogni nazione, che è sotto il cielo, convocati a Gerusalemme, cominciano a parlare altre lingue come lo Spirito dava loro di esprimersi ed ognuno li capiva nella propria lingua nativa" (At 2,4-6). La diversità linguistica, manifestazione di quella etnico-culturale, non è più motivo di confusione e di opposizione, ma, grazie alla chiamata di tutti gli uomini a formare l'unico popolo di Dio nell'unico Spirito Santo, diventa strumento di unità e di comunione nella pluralità.
L'evento della Pentecoste determina una vera etica dell'incontro che deve presiedere alla costruzione dell'umanità nuova inaugurata dalla Pentecoste stessa. Ogni persona deve essere riconosciuta nella sua dignità e rispettata nella sua identità culturale.(...).
Tuttavia, oltre a restaurare la legittimità della unità nella diversità, la Pentecoste introduce un elemento specificamente cristiano: l'unità dei popoli attorno alla fede nell'unico Cristo: "venuto a raccogliere in unità i figli dispersi di Dio" (Gv 11,52)." (8)

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Bruto Maria Bruti, 15 luglio 2004
Bibliografia:

1) cfr Pierre Faillant De Villemarest, La lettre d'information, Cierrey, anno XX, n.11, 18-9-1991, pag 10.
2) cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.1884 e 1885.
3) cfr Pio XII, Discorso Très sensible, ai congressisti del movimento universale per una confederazione mondiale del 6-4-1951, in Cristianità n.45, Piacenza, gennaio 1979 pag 4, titolo redazionale: i coefficienti per una vera armonia di pace.
4) cfr Giovanni Paolo II, L'Onu diventi una famiglia di nazioni, Avvenire 6 ottobre 1995, n.7 e n.8 pag 4.
5) cfr Franco Bassanini, Il voto agli stranieri, L'Unità 27-06-1990.
6) cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.2241.
7) Camillo Ruini, La prolusione del Card. Camillo Ruini alla sessione autunnale del consiglio permanente della CEI, Il convegno di Palermo risponderà alla rinnovata istanza di annunciare e di testimoniare Gesù Cristo, L'Osservatore Romano, supplemento settimanale n.40 ( 2779), 6 ottobre 1995, n.8, pag.9.
8) cfr Giovanni Paolo II, Messaggio- Il Papa per la giornata Mondiale del Migrante 1991 rinnova l'appello per un itinerario di promozione umana, Occorre una vera "etica dell'incontro" perché ogni persona sia riconosciuta nella sua dignità e rispettata nella sua identità, L'Osservatore Romano, supplemento settimanale n.45 ( 2572), 18 ottobre 1991, pag 13, n.3, n.4, n.5, n.6.
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