Dialogo |
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L’altro giorno riflettevo sulla maniera i salutarsi, in uso tra i Bellunesi. Si scambiano un ”Sani”
che interpreto come “Restiamo sani, in salute”. Ebbene la
stessa espressione era in uso tra i Veneti antichi, se vogliamo prestar
fede a una particolare traduzione che compare nel volume “I VENETI, progenitori dell’uomo europeo”
scritto da Jozko Savli, Matej Bor (accademico sloveno) e Ivan Tomazic,
a proposito di una iscrizione incisa su una situla rinvenuta sul
Carso: compare infatti OSTI JAREJ, assolutamente simile
alle parole OSTANI JAR che in sloveno significa appunto RESTA
GIOVANE, SANO.
La correlazione tra le due brevi frasi, venetica e slovena è
assolutamente non equivoca, e se poi la aggiungiamo ad altre traduzioni
ottenute tramite lo sloveno (prendendo sia lo sloveno moderno,
che sue le forme dialettali, e antiche) non vi è, almeno per me,
alcun dubbio che i nostri antenati parlavano un protoslavo. Del resto
anche il celebre glottologo Giacomo Devoto e altri studiosi
dell’Italia preromana fanno provenire i Veneti antichi da
un’area situata nell’Est dell’Europa.
Mi piace quindi pensare che i miei concittadini bellunesi abbiano
conservato, a distanza di molti secoli, un modo di salutare che era
un’espressione usata anche dai nostri antenati. Del resto, molti
toponimi del luogo si spiegano in questa maniera. Il più
eclatante è Vas, borgo sulle rive del Piave, che in sloveno
significa proprio “villaggio”.
Purtroppo gli accademici italiani che per primi tentarono invano, a
differenza dei tre sloveni di cui ho citato il lavoro, di tradurre le
duecento frasi venetiche pervenute, erano specialisti in lingue
romanze, mentre uno studioso di lingue slave avrebbe avuto la strada
spianata. Ma anche di fronte a evidenze come queste, si continua a
sostenere che il venetico si è formato autonomamente, come la
civiltà veneta, spuntata praticamente dal nulla, al di là
dei vari reperti (linguistici e materiali) che ne assegnano un
percorso ben diverso e molto più vasto.
Cito a questo punto la biografia di San Colombano scritta nel 615 D.C.
in cui per descrivere le popolazioni Slave dell’areale occupato
oggi dalla Slovenia, si usa il termine Veneti: “termini Venetorum, qui et Sclavi dicuntur”, cioè Veneti che si chiamano anche Slavi.
Millo Bozzolan
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